L’ attore francese è morto ieri a Roma all’età di 93 anni, è stato uno dei divi francesi più popolari in Italia.

Nato a Parigi il 15 ottobre del 1930 in una famiglia aristocratica di diplomatici francesi, a 17 anni Philippe Leroy si imbarca come mozzo su una nave per l’America. Tornato in Francia, entra nella Legione Straniera e va a combattere in Indocina ed Algeria, arruolato come paracadutista. Dall’Algeria torna pluridecorato, ma decide di abbandonare la carriera militare e trovare un lavoro. Uno qualsiasi, anche in un circo (lavorava con i cavalli) o come navigatore di imbarcazioni off-shore.  

Il suo debutto al cinema avviene in Francia, con Jacques Becker nel 1960 ne Le trou, dove recita la parte di un detenuto che tenta la fuga dal carcere, un criminale, ma umano e pieno di dignità.

Dal 1961 in Italia partecipa a due film , “Caccia all’uomo” di  Riccardo Freda, in cui interpreta un bandito ricercato e poi catturato dalla polizia e “Leoni al sole” di Vittorio Caprioli, liberamente  ispirato al romanzo “Ferito a morte” di Raffaele La Capria.

Da allora, la sua filmografia si arricchisce di pellicole commerciali ma anche autoriali e di numerose produzioni televisive.

La televisione nel 1971 gli offre un’importante opportunità. Convocato da Renato Castellani, Leroy recita nei panni di Leonardo da Vinci nell’omonimo sceneggiato. Nel 1976 è Yanez de Gomera, il flemmatico e indimenticabile portoghese nella serie tv Sandokan di Sergio Sollima, amata da 30 milioni di spettatori a puntata.

Negli anni Novanta ha interpretato piccoli ruoli in film come “Nikita”  (1990) di Luc Besson, “Il ritorno di Casanova” (1991) di Edouard  Niermans e “Mario e il mago” (1993) di Klaus Maria Brandauer.

Nel 1999 ha partecipato alla commedia “Il pesce innamorato” di Leonardo  Pieraccioni e nel 2001 al drammatico “Vajont – La diga del disonore”  di Renzo Martinelli.

Benché si fosse misurato con il teatro e avesse recitato anche per Godard, Comencini, Luigi Magni, Jacques Deray, Dario Argento, è stata la tv a offrirgli i ruoli migliori. Lo ricordiamo, più recentemente in “Quo vadis?”, “Il generale”, “Elisa di Rivombrosa”, “L’ispettore Coliandro”, “Don Matteo” e “I Cesaroni”.

Nel 2019 il suo congedo dalla settima arte è avvenuto col film, “La notte è piccola per noi” di Francesco Lazotti.

“Questo mestiere l’ho fatto senza volerlo” aveva dichiarato Philippe Leroy, un gentiluomo prestato al cinema.

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