Stasera, sul palco di Piazza Maggiore, alle 21.45 sarà proiettato il film di animazione Manodopera (Interdit aux chiens et aux Italiens), alla presenza di Alain Ughetto, regista francese di origini italiane, che così racconta il film: “Con questo progetto ho voluto mostrare e raccontare il lavoro di coloro che hanno costruito le infrastrutture della Francia di oggi: tunnel, strade, ponti, dighe. Persone che sono rimaste completamente invisibili, e non perché avessero scelto di nascondersi. La storia che emerge dal film, e che inizia con un Io, scivola molto rapidamente verso il Noi. Polacchi, spagnoli, portoghesi, indiani, vietnamiti o magrebini: poco importa da dove veniamo, il passato resta sempre con noi”.
La presentazione del film di Ughetto sarà preceduta dalla consegna del Premio Cipputi al produttore di Palazzina LAF Nicola Serra, titolo vincitore dell’edizione 2024.
Per il quarto anno consecutivo, il premio Cipputi, ispirato al mitico operaio disegnato da Altan è ospitato dalla Cineteca di Bologna, nell’ambito della manifestazione Sotto le stelle del cinema.
Precedono la consegna del Premio e la proiezione del film di Alain Ughetto in Piazza Maggiore alle 21.45, la presentazione di Palazzina LAF di Michele Riondino al Modernissimo
Composta da Altan, Cosimo Torlo, organizzatore del Premio Cipputi, e Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna , la giuria ha assegnato il Premio Cipputi 2024 a Palazzina LAF con la seguente motivazione: “Il film di Michele Riondino strappa il velo dell’omertà sul maggiore scandalo industriale italiano ed è il frutto, testardamente cercato e reso possibile da Palomar, di sette anni di lavoro, partendo dalle interviste, dalle carte, dagli scritti di Alessandro Leogrande, dalla propria esperienza personale, suo padre lavorava all’ILVA, per un passaggio dietro la macchina da presa che segna il sorprendente esordio registico di uno dei migliori attori italiani. Un film necessario che rimette il lavoro al centro dell’attenzione nei suoi innumerevoli aspetti, civili e sociali e politici. Un’opera attuale, un film che rientra a pieno titolo in quella splendida categoria di cinema civile che nel nostro paese ha avuto illustri protagonisti come Rosi, Petri e nel passato recente Daniele Vicari. In un’epoca complessa, fluida, difficile da rappresentare, nella quale la classe operaia si sta trasformando, perdendo la sua identità storica, Palazzina LAF racconta la storia di un “Giuda inconsapevole, che a suo modo è anche un povero Cristo”, prigioniero di un progetto, dove una classe dirigente mostruosa è pronta a corrompere una intera società, in cambio di assunzioni e di un simulacro di lavoro. Sorretto da uno stile che si rifà ai maestri del cinema italiano dei Sessanta e primi Settanta, Riondino ha il merito di trovare una propria lingua personale, nella messa in scena, nella fotografia, nei costumi, nella scrittura dei personaggi, nella definizione dei due protagonisti, interpretati dallo stesso Riondino e da Elio Germano, così bravi da farci ricordare la grandezza di Gian Maria Volonté. Un film che guarda al passato, per parlare a noi di cosa può essere il lavoro oggi, del nostro precario presente”.



