A darne la triste notizia sui social è stata l’agenzia italiana NCE: “Ciao Roberto! Stai raggiungendo la tua amata Chiara e noi non ti dimenticheremo mai, abbiamo avuto l’onore ed il piacere di rappresentare un gigante dello spettacolo ed una persona unica, gentile, e immensa e non avremmo mai voluto dare questa notizia, è un dolore troppo grande. Fai buon viaggio”.
Si è spento a 86 anni, il 31 luglio, il grande interprete di teatro e di cinema, Roberto Herlitzka, nato a Torino il 2 ottobre 1937, da Bruno Herlitzka, ceco ebreo di Brno emigrato con la propria famiglia, e da Micaela Berruti, traduttrice, italiana di religione cattolica.
Nel gennaio 1939 il padre emigra in Argentina per sfuggire alle leggi razziali, alle quali sfuggono anche lui e il fratello maggiore Paolo, adottando temporaneamente il cognome della madre.
Laureatosi in Lettere, all’Università di Torino, decide di trasferirsi a Roma, dove intraprende il percorso di attore.
Si diploma all’Accademia d’arte drammatica, sotto la guida di Orazio Costa, con il quale lavora a lungo (Francesca da Rimini, Anitra selvatica, Divina Commedia, La dodicesima notte, La vita nuova, Don Giovanni), si afferma sia nel repertorio moderno-contemporaneo (Marat-Sade di P. Weiss, Il balcone di J. Genet, Le mutande di C. Sternheim, Semplicemente complicato di T. Bernhard), sia in quello classico (Doctor Faust, La locandiera, Zio Vanja). Tra i vari allestimenti teatrali a cui Herlitzka ha preso parte, si ricordano Lasciami andare madre (2004) di L. Wertmüller, e Lighea di Ruggero Cappuccio, per i quali ha vinto il premio Gassman come migliore attore. Come regista, ha firmato Ex Amleto (2001), in cui ha recitato come interprete unico.
Lungo gli anni sessanta Roberto Herlitzka lavora in televisione, su miniserie e film. Nel cinema esordisce nella pellicola Film d’amore e d’anarchia (1973) di Lina Wertmuller. Sarà soprattutto negli anni ottanta in cui Herlitzka riesce a ritagliarsi un posto di primo piano.
Lo ricordiamo nei panni dell’avvocato in Oci Ciornie (1987) di Nikita Mikhalkov, ma anche in altri titoli tra i quali Gli occhiali d’oro (1987) di Giuliano Montaldo, in Marianna Ucria (1996) di Roberto Faenza, Quartetto (2001) di Salvatore Piscicelli, E’ più facile per un cammello….(2003) di Valeria Bruni Tedeschi.
L’interpretazione dell’ex Presidente del Consiglio, Aldo Moro, sequestrato dalle Brigate Rosse in Buongiorno, notte di Marco Bellocchio gli vale il David di Donatello e il Nastro d’argento come miglior attore protagonista. In seguito, sempre con il regista dei Pugni in tasca, dividerà il set in diversi altri film, come Bella addormentata, Sangue del mio sangue(un vampiro dagli accenti molto umani) e Fai bei sogni.
Risale invece al 2012, la conquista del Premio Vittorio Gassman per Il rosso e il blu di Giuseppe Piccioni.
Tra le sue interpretazioni più recenti, possiamo citare le serie televisive Il nome della rosa e Il processo (2019) e al cinema Il bambino nascosto (2021) di Roberto Andò e Leonora addio (2022) di Paolo Taviani.



