Dal 31 ottobre al 9 novembre 2024 è in programma a Bologna la ventiduesima edizione di Gender Bender, il festival internazionale che ospita ogni anno opere, artisti e artiste da tutto il mondo per esplorare gli immaginari legati ai corpi e ai generi. Gender Bender ha un respiro internazionale e una vocazione multidisciplinare: attraverso i diversi linguaggi della produzione artistica – danza, cinema, letteratura, arti visive – accende prospettive originali e le mette a confronto, per aprire un dialogo inedito sui generi, i corpi e i desideri.

Il festival è curato da Daniele Del Pozzo e Mauro Meneghelli ed è prodotto da Il Cassero LGBTQIA+ Center di Bologna. I due curatori descrivono così lo spirito della nuova edizione: “Gender Bender è un festival, una parola gioiosa il cui significato originario comporta un senso profondo di condivisione. Gender Bender è una manifestazione del contemporaneo, un’occasione per palesare in maniera chiara ciò che accade intorno e dentro di noi. Raccontare il contemporaneo significa oggi gettare lo sguardo nell’abisso, in un mondo attraversato da guerre e catastrofi. Ma se anche tra le macerie della striscia di Gaza trova spazio l’urgenza creativa, riconosciamo che esiste un furore vitale che sopravvive e che sedimenta, nonostante tutto, un racconto
autentico e necessario di questo tempo. Gender Bender parte da questa evidenza. Per questa ventiduesima edizione abbiamo scelto di dare spazio alla resistenza dei corpi alle logiche di competizione e sfruttamento, con cui socialmente ci relazioniamo allo spazio, alla
natura e tra esseri umani. Il festival propone l’esplorazione del piacere come motore primo del nostro essere corpi viventi. Sfida a rendere tridimensionali le nostre identità, non etichette funzionali alle mappe geopolitiche e ai target di mercato, ma cultura e politica collettive. Esorta a considerare il tempo dedicato alle relazioni come fattore di ricchezza anziché spreco improduttivo. Invita a cambiare postura di fronte alle evidenti ipocrisie che viviamo nel quotidiano. Desidera incontrare l’altro da noi per testimoniare come i corpi – nelle loro pluralità – segnano l’agire potente di una trasformazione, per la creazione di una nuova bellezza
”.

Nella SEZIONE CINEMA, in programma quattro prime nazionali e uno sguardo sul conflitto in medio oriente con l’appuntamento con FROM GROUND ZERO, film collettivo palestinese selezionato per la corsa all’Oscar (4 novembre). Progetto ideato da Rashid Masharawi per tracciare la memoria dell’occupazione palestinese tramite 22 cortometraggi girati a Gaza da altrettanti artisti lì residenti. Una pluralità di prospettive e linguaggi che narrano la resistenza e la creatività in mezzo alla devastazione, offrendo poesia e solidarietà. Si colloca nelle zone del conflitto anche un altro film, LA BELLE DE GAZA, della francese Yolande Zauberman. La belle de Gaza è una donna trans di cui non si conosce l’identità, ma di cui si narra il viaggio a piedi da Gaza a Tel Aviv. La regista è alla sua ricerca e le tracce di questo racconto, che sembra quasi una leggenda, la portano a conoscere altre donne trans arabe e berbere che vivono e si prostituiscono a Tel Aviv (7 novembre).

Le prime nazionali in cartellone sono: CIDADE; CAMPO, della brasiliana Juliana Rojas, già premiata al Festival di Locarno, che narra due storie femminili di migrazione tra città e campagna: due storie parallele di resistenza; due donne che affrontano con profonda umanità l’incertezza del futuro, in vista di una straordinaria possibilità di reinvenzione (1 novembre). MEMORIAS DE UN CUERPO QUE ARDE della costaricana Antonella Sudasassi Furniss, vincitore alla Berlinale nella sezione Panorama, esplora il tema del desiderio e del piacere femminile nella terza età, completando una trilogia dedicata alla
sessualità femminile nel suo Paese d’origine, il Costa Rica. Il film racconta la storia di tre donne, Ana, Patricia e Mayela, di età compresa tra i 68 e i 71 anni, cresciute in un’epoca fatta di repressione e violenza e che hanno scoperto la sessualità e la femminilità seguendo regole non dette con esperienze spesso traumatiche (8 novembre). Sul tema della sessualità nella terza età anche IF I DIE, IT’LL BE OF JOY, documentario del produttore e regista francese Alexis Taillant, che racconta di un gruppo di anziani attivisti in un audace viaggio per rivoluzionare la vita delle persone come loro, sfidando stereotipi e giudizi e ridefinendo le nozioni di sesso, amore e invecchiamento (3 novembre). Ultima tra le anteprime, L’HOME DELS NASSOS, opera prima di Abigail Schaaff, dramma d’epoca che coniuga avventura e fantasia, e ruota attorno a un uomo mitico, figura della tradizione
catalana, che si fa visibile solo il 31 dicembre e che ha tanti nasi quanti sono i giorni dell’anno. La pellicola collega la Spagna degli anni ’30 agli anni ’60, il decennio della guerra civile spagnola le cui atrocità furono messe a tacere come prezzo della transizione alla democrazia (2 novembre). In cartellone anche LES FEMMES AU BALCON (fuori concorso a Cannes), diario onirico dell’attrice, sceneggiatrice, regista ed ex modella Noémie Merlant, alla sua seconda regia. Nato sull’onda del movimento #metoo, il film, co-sceneggiato e co-prodotto da Céline Sciamma, fonde i linguaggi della commedia al femminile, del thriller e del ghost-story, un po’ Tarantino e un po’ Almodovar, raccontando una microcomunità al femminile che organizza una rivalsa alla violenza che subisce dai maschi. Una comunità che si incontra su un balcone: “Noi donne – dice Merlant – non abbiamo un posto nello spazio pubblico, per strada. C’è sempre uno sguardo, c’è oppressione. Sul balcone si può sognare. Si può anche guardare fuori da quel punto di osservazione e forse cambiare qualcosa” (6 novembre). S/HE IS STILL HER/E di David Charles Rodrigues, lo straordinario e toccante ritratto documentario sulla vita e l’opera di Genesis P-Orridge, musicista inglese leader della band industriale Throbbing Gristle e della band pop-rock sperimentale Psychic TV, che ha inventato la musica industrial e sabotato dall’interno il sistema musicale britannico; un’artista d’avanguardia che ha giocato con i generi e trasformato il suo corpo in un’opera d’arte. Il film traccia la forma di un’esistenza davvero provocatoria e libera, in un racconto ravvicinato e intimo (31 ottobre). DESIRE LINES, il documentario ibrido, tra finzione e realtà, premiato all’ultima edizione del Sundance Festival del regista e scrittore trans pluripremiato Jules Rosskam, che combina interviste, trama di finzione e materiali d’archivio per raccontare la
storia di Lou Sullivan, scrittore e attivista americano, primo uomo transgender a identificarsi pubblicamente come gay, morto per complicazioni legate all’AIDS nel 1991 (8 novembre).
DUINO, opera prima dell’attore e regista argentino Juan Pablo Di Pace e di Andres Pepe Estrada è un racconto di formazione metacinematografico, che vede un regista alle prese
con la realizzazione di un film autobiografico, ispirato al suo primo amore conosciuto a Duino, vicino a Trieste alla fine degli Anni Novanta (5 novembre). GONDOLA, nuovo film del regista tedesco Veit Helmer, che ancora una volta sceglie i toni della favola surreale rinunciando ai dialoghi per scrivere un racconto molto originale sulla libertà di amare chi si vuole attraverso il linguaggio dei corpi, del paesaggio e della musica. Un’opera attraversata da una peculiare miscela di ironia e realismo magico e dalla potente carica lirica eimmaginifica (9 novembre). KOKOMO CITY, intenso documentario della produttrice
musicale e cantautrice americana D. Smith, nel suo energico esordio, premiato al Sundance, che svela, con uno sguardo crudo, ma pieno di vita e ironia, le storie intime di quattro donne transessuali nere (9 novembre). Una serie di commoventi interviste e incontri in cui le protagoniste affrontano senza tabù questioni di appartenenza e identità all’interno della comunità nera. In programma anche THE SUMMER WITH CARMEN, un film del cineasta greco Zacharias Mavroeidis: Demosthenes e Nikitas, sulla spiaggia queer di Atene,
ispirati dalla cagnolina Carmen, esplorano il passato in un montaggio metacinematografico. Frammenti narrativi e bromance queer si intrecciano nel loro viaggio creativo (1 novembre). THIS IS BALLROOM (Salão De Baile), film brasiliano diretto dai registi della sala da ballo
Vitã e Juru. Un documento performativo sulla cultura della ballroom a Rio de Janeiro. Un luogo di celebrazione e conflitto, dove la moda, la bellezza e la danza si intrecciano in un rifugio per le persone queer e non bianche (2 novembre).

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Dal comunicato stampa Gender Bender 2024

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