Regista, attore e sceneggiatore palestinese, con cittadinanza israeliana, Mohammad Bakri è morto all’età di 72 anni.

Figura tra le più rilevanti, che ha saputo narrare la storia e la cultura palestinese, Bakri ha ottenuto ampi riconoscimenti sia in Israele che nei Territori palestinesi. Dopo gli studi in arte drammatica e letteratura araba all’Università di Tel Aviv, sul finire degli anni sessanta ha inizio la carriera teatrale.

Oltre le sbarre (1984) di Uri Barbash, pellicola che ha rappresentato Israele agli Oscar, lo impone all’attenzione internazionale. Bakri ha dato vita ad un’ampia galleria di personaggi (oltre quaranta film), collaborando con registi importanti come Costa-Gavras, Amos Gitai, Michel Khleifi, Rashid Masharawi, Annemarie Jacir.

In Italia ha lavorato con Saverio Costanzo in Private e ne La masseria delle allodole (2007) dei maestri Paolo e Vittorio Taviani. Nel 2017, insieme al figlio Saleh, vince il premio per il miglior attore, al Festival di Dubai, per Wajib – Invito al matrimonio.

Tra i film più recenti, usciti anche nelle sale italiane, si ricordano: La cospirazione del Cairo (2022) di Tarik Saleh e Tutto quello che resta di me (2025) di Cherien Dabi.

Oltre che interprete, Bakri alla fine degli anni novanta si è dedicato anche alla regia di documentari. Tra i più noti,  Jenin, Jenin (2002) documentario del 2002 dedicato alle testimonianze degli abitanti del campo profughi palestinese dopo un’operazione militare israeliana. Il film, premiato al Festival di Cartagine, è stato censurato in Israele.

 Nel 2018, a Napoli, è stato insignito della cittadinanza onoraria in quanto “ambasciatore e pontiere di pace e uguaglianza in una ‘terra lacerata’”.

Foto: dal film Wajib – invito al matrimonio di Annemarie Jacir

In voga