Hirayama è un maturo uomo giapponese che vive una vita abitudinaria composita di tanti gesti ripetuti, ogni giorno. Lavora come addetto alle pulizie delle toilette pubbliche di Tokyo e lo fa con scrupolo e dedizione. Ama le piante e gli piace fotografare gli alberi (komorebi). Ama le vecchie musicassette degli anni ’60-’70 (Lou Reed, The Velvet Underground, Patti Smith, Nina Simone, Otis Redding, ecc.). Dopo il lavoro si reca in un sentō (bagno pubblico giapponese, luogo di purificazione e benessere concettualmente distante dai gabinetti sopracitati) e infine in un locale in cui consumare la cena.

Wim Wenders, con il suo protagonista, ci descrive la bellezza nella semplicità delle piccole cose con un film delicato, poetico e molto introspettivo. La beatitudine dell’uomo, palese obiettivo del regista tedesco, resta comunque filtrata dalla macchina da presa e noi ne restiamo spettatori, percependone solo dei frammenti.

Ci saremmo aspettati una svolta dal rapporto con la nipote, come lascerebbe intendere il trailer furbescamente confezionato, e il successivo incontro con la sorella che lascia intuire un qualcosa accaduto nel passato dell’uomo e nella sua precedente vita (Acculturata? Benestante?).

Il protagonista pare vivere in uno stato di grazia, sospeso nel tempo, ma forse questo benessere è il risultato di un distacco dagli altri esseri umani, un distacco dalla tossicità delle emozioni e delle passioni.

Evidente l’omaggio alle architetture pubbliche (i bagni), alla fotografia analogica (l’inquadratura quadrata e l’uso della pellicola), alla cultura giapponese in genere.

Film non per tutti, soprattutto se a una certa comincerete a chiedervi: ma quanto sta durando?

“Prix d’interprétation masculine” al Festival di Cannes 2023. Film della Critica del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI.

Classificazione: 3 su 5.

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