L’attrice Elizabeth Berry (Natalie Portman) si reca nella città di Savannah (Stati Uniti) per conoscere Gracie Atherton-Yoo (Julianne Moore), lo scopo è quello di studiare la donna e chi le sta intorno in previsione delle riprese di un film sulla vicenda, avvenuta anni prima, di Gracie. Gracie sarà interpretata proprio da Elizabeth.

Qui finiscono le informazioni sulla trama e il film assume contorni molto americani, non adatti ad un pubblico europeo (a meno che non si prepari un po’ prima sulla cronaca delle vicissitudini di Mary Kay Letourneau, arrestata per violenza su minore e stupro, nel 1997). Il film è liberamente ispirato alla vicenda (totalmente costruito il ruolo per la Portman), come ha ribadito il regista statunitense Todd Haynes, ma l’intreccio affonda prepotentemente sugli antefatti di cronaca. I rapporti tra i personaggi, gli sguardi, le relazioni vivono sul “prequel” e creano una tensione funzionale al film (anche grazie alla colonna sonora).

Il rapporto simbiotico/rivale Gracie/Elizabeth richiama il tema del doppio (vedi lo specchio, vedi Gracie che finge una vita felice e Elizabeth che finge Gracie, vedi la citazione del film nel film) e l’interpretazione della Portman rimembra, per certi aspetti, il ben superiore “Il cigno nero” (Black Swan) del 2010.

Di fronte ad un potenziale enorme da thriller, la Moore fatica ad emergere in favore della collega, il film risulta un dramma fin troppo misurato e artefatto.

Ritornando al contesto States lo stesso titolo risulta di difficile traduzione, perché legato al mondo anglofono: l’espressione “maggio dicembre” fa riferimento a relazioni e rapporti caratterizzati da un cospicuo divario d’età, rappresentato dalla lontananza dei mesi ma anche dalla stagionalità della vita (primavera e inverno). Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI.

Classificazione: 2 su 5.

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