Una giovane donna, appena rientrata da un volo interno, sale su un taxi che dall’aeroporto John Fitzgerald Kennedy International la condurrà nel cuore di New York, Manhattan. Una corsa notturna a tariffa fissa.

A causa di un incidente e i relativi incolonnamenti di veicoli, il tragitto durerà più del necessario, un film intero. Tra Dakota Johnson (la donna) e Sean Penn (il taxista), per trascorrere il tempo di quella convivenza forzata, si avvierà un dialogo, inizialmente di diffidenze (lei), poi, grazie anche alle sollecitazioni di Penn, come in una sorta di psicoanalisi, i due confronteranno le rispettive vite.

Nonostante l’esiguità degli spazi, l’abitacolo di un taxi, il film mantiene lo spettatore immerso nel dialogo per l’intera lunghezza del girato, cosa non affatto scontata.

“Una notte a New York” rappresenta il bell’esordio alla regia di Christy Hall, in grado di trasformare quello spazio angusto quasi in una sorta di confessionale mobile, il luogo in cui molti di noi trascorrono le giornate. Ma qui nessuno giudica, né può dare assoluzioni o ricette di vita. Un film di per sé semplice ma “tenuto in piedi” solo dalla bravura attoriale dei due protagonisti.

Alcune curiosità sul film: – inizialmente pensato come spettacolo teatrale e poi girato in brevissimo tempo, solo 16 giorni; – la protagonista avrebbe dovuto essere l’attrice britannica Daisy Ridley (interprete del personaggio Rey nella trilogia sequel di “Guerre Stellari”); – le scene dell’interno dell’abitacolo sono state girate su un palco statico e, grazie a degli schermi, proiettate intorno immagini urbane da simularne il movimento (un cinema del passato); – la sceneggiatura, nonostante l’apprezzamento degli addetti ai lavori, era deposta in un cassetto dal 2017 e sarà proprio la Johnson, come produttrice, a proporla a Penn.

Classificazione: 3.5 su 5.

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