Due giorni di riprese in Emilia-Romagna, anticipo di un set importante previsto in Appennino nel primo periodo del 2026. Si chiudono oggi, 20 novembre, a Fanano, nella zona di Fellicarolo, sull’Appennino modenese, le riprese di Se venisse anche l’infernoil nuovo progetto di Samuele Rossi, che ritorna così ad occuparsi di memoria storica dopo il successo di “Prima della fine”, il documentario su Enrico Berlinguer. Il titolo del film è tratto da un adattamento partigiano del canto alpino “Su pei monti vien giù la neve” risalente alla Prima Guerra Mondiale.
Questa volta protagonista è il partigiano Gio, deciso a sopravvivere dopo essere rimasto da solo a presidiare un rifugio di montagna sulle Alpi a seguito di un feroce rastrellamento nazi-fascista. Di fronte a lui il terribile inverno del 1944, uno dei più freddi della storia italiana ed uno dei peggiori della guerra ormai esplosa in tutta la sua drammaticità.
Tra cinema documentario e reportage di guerra, ispirato a fatti realmente accaduti, “Se venisse anche l’inferno” è il primo film di finzione per la casa di produzione Echivisivi e sarà un racconto in presa diretta, dal contatto più ravvicinato possibile (con un formato in 4:3, dal taglio visivo stretto): le riprese alterneranno piani sequenza e long take privilegiando la continuità temporale senza tagli di montaggio, con gli attori liberi di improvvisare all’interno della linea narrativa.

Nel cast il giovane Luca Tanganelli, e accanto a lui Luca Vergoni, apprezzato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia in “Orfeo”, Giorgio Colangeli, nei panni di un internato scappato dai campi di concentramento, e Giusi Merli, nel ruolo di una vedova di guerra. Al suo esordio come attore, la partecipazione straordinaria del cantautore Cisco (ex Modena City Ramblers), all’anagrafe Stefano Bellotti, voce della “Bella ciao” più ascoltata. Poi gli attori valdostani come Alice Vierin, Andrea Damarco e Giada Bessone.

Il film è tratto da un soggetto originale di Samuele Rossi, che torna così al cinema di finzione dopo un percorso intenso di documentarista, ed è scritto in collaborazione con Lorenzo Bagnatori, che dopo il successo di “Zvanì. Il romanzo famigliare di Giovanni Pascoli” e “Il conte di Montecristo” continua a lavorare sul racconto storico. La fotografia è di Marco Minghi, la scenografia di Lucrezia Tacchella, i costumi di Sara Pellegrini, il trucco di Lisa Pascucci. Si aggiungono il montaggio di Ilaria Cimmino e le musiche di Giuseppe Cassaro.

L’opera è prodotta da Samuele Rossi, Giuseppe Cassaro e Emanuele Nespeca ed è una produzione Echivisivi con Solaria Film e MYmovies, con il contributo di Fondazione Film Commission Vallée d’Aoste, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission, realizzato con il contributo del PR FESR Toscana 2021-2027 bando per la concessione di sovvenzioni a fondo perduto per la produzione di opere cinematografiche e audiovisive – Anno 2024, con la collaborazione di Toscana Film Commission, con il sostegno di BCC Valdostana e la collaborazione di Lo Conte Edile Costruzioni, che fa capo all’imprenditore pratese Manuele Lo Conte.

Dopo le riprese in Valle D’Aosta e in Emilia-Romagna, la troupe si sposterà e in Toscana nel Comune di Prato,  poi sull’Appennino, dove la troupe tornerà per la terza e ultima sessione in pieno inverno a febbraio 2026 (e aspettare i giorni più freddi dell’anno).

L’uscita in sala è prevista per l’autunno del 2026.

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